Non so se hai presente come stavamo l’anno scorso. Io lo ricordo molto bene, specialmente quella desolante sensazione di non poter fare piani per il futuro.
Questo ottobre invece, grazie all’impegno di molte persone, sembra che le cose stiano “tornando alla normalità”.
Per farti un esempio molto personale, in questo momento sono appena rientrata in ufficio dopo aver fatto “una scappata” per iscrivermi a un corso di canto presso una scuola di musica locale. Dopo il lavoro, invece, andrò al cinema a vedere l’ultimo film con Viggo Mortensen.
Nel frattempo, la mia casella di posta e il mio social feed continua a riempirsi di possibilità che immancabilmente… mancherò.
Il motivo è che tutto è ricominciato: gli eventi all’aperto (ma anche al chiuso) e la voglia di “recuperare il tempo perduto” per socializzare, raccontarsi, mettere in pratica quanto imparato durante il lockdown.
L’effetto di questa situazione su di me è piuttosto forte, tanto da sentirmi sopraffatta. Overwhelmed.
In questi giorni ho pensato spesso a un’espressione inglese e al suo acronimo, cioè FOMO: Fear Of Missing Out. Si tratta della paura di “rimanere tagliati fuori” da una situazione sociale, per un desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone.
Si è parlato tanto di FOMO proprio durante il lockdown, quando le persone hanno iniziato a riversarsi sui social per trovare punti di contatto ed è iniziata l’era dei webinar e dei corsi su Zoom, tutti facilmente accessibili e proprio per questo “assolutamente imperdibili”.
E ora che le cose di nuovo sono cambiate, mi sono chiesta se questa condizione non fosse solo una prerogativa dell’online, ma avesse in realtà a che fare con i desideri e gli obiettivi che si fissano nel lungo periodo e devono essere realizzati nella quotidianità.
Ti faccio alcuni esempi tratti dalla mia, di quotidianità. La mattina mi sento a disagio quando non ascolto la radio della BBC (ma perché ho smesso poi? Ah già, perché ho iniziato un nuovo podcast…), durante la giornata fatico a trovare un momento per fare i compiti di inglese che mi ha assegnato il mio insegnante e nelle sere che passo fuori casa (come stasera) penso che avrei invece potuto continuare la visione di quella serie inglese che mi aiuterebbe a migliorare le mie competenze d’ascolto.
E se la FOMO comporta la paura che le altre persone possano fare esperienze gratificanti senza di noi, io provo qualcosa di molto simile quando penso di aver fatto scelte che ostacolano il mio apprendimento dell’inglese e i vantaggi legati a esso, perché lo rallentano o lo evitano.
Non sto facendo abbastanza e quindi non sto ottenendo risultati. Perché non riesco a fare di più?
Ci ho pensato su e ho capito che il vero problema è che a guardare troppo avanti, ci si dimentica non solo di concentrarsi su quello che si ha di fronte agli occhi, ma anche di guardare indietro.
Se mi guardo indietro, effettivamente, in settimana ho letto un articolo molto interessante legato proprio a questo tema, ma in inglese. L’argomento mi interessava e quindi ho prestato attenzione al contenuto, piuttosto che alla forma, ma di fatto in quei minuti di lettura stavo stimolando le mie competenze di inglese.
Non ho fatto molto altro, a dire il vero, ma qualcosa ho fatto.
Nella mia città c’è un detto che dice “piuttosto che niente è meglio piuttosto”. Ed è piuttosto vero… non credi?