Qualche giorno fa, mi lamentavo con un amico al telefono.
– Non ho mai tempo di fare quello che voglio!
Per la cronaca, quello che vorrei in questo momento è imparare inglese in fretta.
Ti ho già raccontato che mi trasferirò a Londra e di come mi senta insicura fuori dalla mia bella zona di comfort. Ricordo anche di averti appioppato un discreto spiegone sull’importanza di esporsi alla lingua inglese quotidianamente.
Ebbene, il percorso si sta rivelando più complicato del previsto… se di percorso si può parlare.
Voglio dire, per essere definito tale, un percorso dovrebbe avere certe caratteristiche… No?
Prima di tutto una partenza e una fine (o perlomeno una destinazione, un obiettivo). Poi, immagino che debba avere delle tappe (l’anno scorso ho percorso a piedi la “Via degli Dei” tra Bologna e Firenze, ma mica tutta in una volta!).
Le tappe dovrebbero essere collocate a una certa distanza l’una dall’altra, diciamo un certo numero di chilometri da lasciarsi orgogliosamente alle spalle una volta arrivati.
Ecco, io ho come la sensazione di essere sempre indietro, di non aver fatto abbastanza, di fermarmi troppo a lungo a riposare… Certe volte mi convinco di non averlo nemmeno iniziato, quel cammino!
– Perché non tieni traccia di come usi il tuo tempo?
Il mio amico, era ancora lì.
– No, guarda, io il pomodoro lo uso per cucinare e tutti gli altri usi li lascio volentieri a Francesco Cirillo.
– Ma ti basta un foglio di lavoro, o una tabella, quello che vuoi! In una colonna ci metti la data e nelle altre tutte le attività che vuoi monitorare.
Il mio amico non mi convince del tutto, tuttavia, il giorno dopo mi ritrovo a seguire il suo consiglio e a creare un foglio di lavoro sul Google Drive (per intenderci, quelli con l’icona verde, che funzionano come Excel).
Decido di concentrarmi sull’ambito lavorativo e di creare diverse colonne, nominandole in questo modo:
– scambio di email
– pianificazione
– ricerca materiale
– scrittura articoli
– riunioni
– praticare inglese
Per una settimana mi impegno a utilizzare lo strumento, inserendo un numero nella cella che incrocia la data e la colonna corrispondente. Ad esempio, ogni mattina dopo la mia consueta passeggiata (quella che faccio prima che il sole scaldi l’asfalto a 200 gradi), rientro in casa e scrivo 0,5 nella cella “praticare inglese” poiché, mentre cammino, ascolto la radio della BBC per 30 minuti.
Qualche volta, riesco a leggere un articolo o una mail in inglese e magari alla sera proseguo una delle mie serie preferite (per la prossima stagione di The Crown ci vuole ancora un po’, ma per fortuna sta per uscire la nuova di Atypical!). In questi casi, il numero delle ore di pratica giornaliera ammonta addirittura a 3.
Alla fine della settimana, creo un riga sotto tutte le attività e calcolo il totale per ciascuna attività e il totale complessivo.
Mi sorprendo.
Realizzo di aver utilizzato moltissimo tempo per gli scambi tra colleghi di lavoro (riunioni e email) e molto meno per la scrittura degli articoli (nonostante sembra che sia diventata più veloce di quanto pensassi!)
E poi, la rivelazione: non solo sono riuscita a trovare il tempo per praticare inglese, ma il tempo dedicato a tale attività eccede persino quello di altre!
In una settimana, studio di più e lavoro di meno… Meno di quanto pensassi.
E se la percezione della realtà fosse diversa dalla realtà stessa?