Come ti ho raccontato qualche settimana fa, mi sto preparando a un viaggio in Inghilterra.
Dopo un momento di panico iniziale, ho fatto un bel respiro e mi sono detta “Non puoi imparare inglese in un mese… ma nemmeno in due o tre”.
Quindi, nei momenti liberi, faccio quello che posso. L’importante è farlo tutti giorni, mi sono detta.
Per esempio, ho iniziato ad ascoltare il bellissimo podcast di Ariel Goodbody su Spotify, dove le storie che scrive e racconta sono divise per livello. Dato che, con questo caldo, correre mi risulta complicato, lo faccio mentre cammino e mi pare un ottimo compromesso.
Nel weekend, invece, mi regalo una lettura in inglese. Sul sito Easyreaders.org ce ne sono un sacco, anche queste divise per livello. Oppure, quando mi sento coraggiosa, ascolto solo la versione audio disponibile gratuitamente su SoundCloud.
Fin qui, tutto bene. Dopotutto, si tratta di materiale semplificato da insegnanti di inglese e pensato appositamente per apprendenti.
I problemi sono cominciati quando, presa da uno slancio di autostima, ho creduto di poter passare direttamente alla fruizione di notizie in inglese, solo in inglese. Volevo applicare la metodologia CLIL alla mia vita quotidiana, come ti raccontavo in questo articolo.
Risultato? La mia autostima non solo si è abbassata di almeno 10 punti, ma quei 15 minuti di grande fatica non mi sono serviti a un granché: neanche a dirlo, ho dovuto ricorrere a un giornale italiano per capire davvero cosa stessa accadendo nel mondo.
Predico bene e razzolo male? Totalmente.
Per cercare di comprendere quale fosse la ragione del mio fallimento con la radio britannica, ho chiesto aiuto a un mio amico inglese.
“Il problema sono i maledetti phrasal verbs!” gli ho detto tutto d’un fiato.
Mi è uscita così e così ne ho acquisito consapevolezza.
Quello che non mi aspettavo è stata la sua reazione.
“Cosa sono i phrasal verbs?” mi ha chiesto.
Cosa sono i phrasal verbs
I cosiddetti phrasal verbs, che in italiano spesso vengono chiamati “verbi fraseologici” ma che in realtà si traducono come “verbi sintagmatici”, sono dei verbi che si compongono di più elementi e che vengono usati specialmente nelle forme più colloquiali di una lingua.
Alcuni esempi di verbi sintagmatici in italiano sono “andare giù”, “tirare su”, “venire fuori”, “mettere sotto”.
Alcuni esempi di phrasal verbs in inglese sono make up, go on, look into, get rid of…
“Aaah!” ha esclamato il mio amico inglese.
Ovviamente lui i phrasal verbs li conosce eccome, semplicemente non li ha mai studiati… li sa e basta.
Il mio amico ha poi fatto una ricerca e mi ha inviato una bella spiegazione dei phrasal verbs a cura del British Council.
Da brava studentessa di inglese, mi sono quindi letta tutta la pappardella e ho così scoperto che i phrasal verbs in inglese possono essere separable oppure non-separable e che possono anche essere formati da tre parole (cioè avere two particles).
La pagina include anche due esercizi pratici. Li ho fatti e ho ottenuto un risultato di 8/8 in entrambi i casi.
Ma quindi mi è bastato studiarmi “la regolina” per imparare i phrasal verbs in inglese una volta per tutte?
A dire il vero, ne dubito. Però ammetto che non sia stato difficile, anche se il più delle volte non mi ricordavo l’esatto significato del verbo e non ero nemmeno certa di come classificarlo… però mi suonava bene.
Da qualche parte nella mia testa, devo aver recuperato frasi di libri, battute di film e, chissà, forse anche notizie sentite alla radio.
La prossima volta che proverò ad ascoltare le notizie della BBC non mi aspetto di cogliere il significato di tutti i phrasal verbs che incontrerò. Forse però, quando riuscirò a riconoscerne uno, mi farà un po’ meno paura e chissà che un giorno non mi entri in testa anche lui… il maledetto phrasal verb.
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E tu? Com’è il tuo rapporto con i phrasal verbs in inglese? Se ti va, raccontalo in un commento e, se vuoi, leggi altri consigli per imparare inglese.