Non ricordo se e quando te l’ho detto. Forse in uno di questi articoli l’ho menzionato? Beh, lo dico ora: di lavoro faccio l’insegnante di italiano, a stranieri.
Molti di loro sono inglesi e americani, per cui mi capita spesso di ragionare sulle differenze tra le nostre lingue materne. Questo è inevitabile, dal momento che – quando si impara una lingua straniera – si tende a tradurre i concetti a partire dal modo in cui li elaboreremmo nella lingua che ci risulta più comoda.
Quante volte, per esempio, vorremmo augurare a qualcuno “Buon lavoro!” in inglese ma finiamo per fare scena muta o, peggio, a pronunciarci in un entusiasta “Good job!“? Forse lo stesso numero di volte in cui un inglese ci dice “Ti spero una buona giornata”.
10 differenze inglese-italiano che ho imparato grazie al mio lavoro
Ecco quindi le 10 frasi che ho imparato nel mio lavoro, facendo qualche strafalcione da una parte, ascoltando quelli dei miei studenti dall’altra (che per me sono sempre e comunque adorabili, sia chiaro).
1. Good job!
Ripetiamolo insieme: “Good job!” non significa “Buon lavoro!” ma “Ben fatto!”. Un altro modo per dirlo in inglese potrebbe essere “Well done!“. Sì, esatto: non è un augurio ma un complimento, un commento su qualcosa che è stato fatto.
2. Asking someone for something
Questo è in assoluto il mio esempio preferito, quello che dimostra che – per quanto ci sforziamo di ragionare in modo “speculare” quando confrontiamo tra loro due lingue come l’italiano e l’inglese – ci saranno sempre espressioni ribelli. Prendiamo il caso italiano “chiedere qualcosa a qualcuno”, laddove “qualcosa” è complemento oggetto e “a qualcuno” è complemento di termine, cioè ci vuole la preposizione “a”. Come funziona in inglese? Esattamente al contrario. Si chiede “qualcuno per qualcosa”.
3. Will you join us?
Hai mai notato che “to join” non ha una vera e propria traduzione letterale in italiano? Il verbo più vicino che sono riuscita a trovare è “raggiungere”, infatti si possono raggiungere degli amici dopo cena oppure si può raggiungere un obiettivo. In uno dei due casi, però, non ci vuole “to join” ma “to reach“. Quale?
4. Enjoy!
Un’altra parola che in italiano, semplicemente, non esiste. Ne esistono altre, più specifiche, come “Buon appetito!” o “Buona gita” o l’augurio che qualsiasi altra esperienza sia “buona”. In inglese, non si usa “good” ma si augura a tutti di “godersi” la vita o uno dei suoi innumerevoli aspetti. Enjoy this article, then!
5. On one hand, on the other hand
Per noi italiani le cose possono essere viste da un lato o dall’altro. Da un lato c’è questo e dall’altro c’è quello. In inglese, la questione è più… “alla mano”.
6. Every cloud has a silver lining
Dal momento in cui ho scoperto questa espressione inglese, ho iniziato ad adorarla. Perché è davvero molto inglese (non per niente si parla di nuvole). Hai presente quando c’è il sole dietro le nubi che filtra e crea quel profilo della nuvola che sembra argentato? Se sì, allora sei una persona che sa cogliere il lato positivo. E magari, qualche volta ti è capitato di dire la stessa cosa in italiano, cioè che “non tutto il male vien per nuocere”.
7. Wasting time
Perdere tempo è una cosa tutta italiana, perché gli inglesi e gli americani il tempo, semmai, lo sprecano. In effetti, forse siamo noi quelli distratti, perché lui sta sempre lì, sperando che impariamo a usarlo bene.
8. To miss an appointment
Noi italiani, gli appuntamenti li perdiamo oppure li saltiamo. Gli inglesi e gli americani, invece, li mancano. E prima di questo? L’appuntamento noi lo prendiamo, loro lo fanno (to make an appointment)! Una cosa in comune, tuttavia, ce l’abbiamo: l’appuntamento, in un qualche momento, ce l’avevamo (to have an appointment).
9. I raise my child and grow my pumpkin
“Crescere” e “far crescere” in italiano sono due concetti diversi. Si cresce bene, si cresce in città, si cresce in campagna, si cresce insieme. E poi si fanno crescere i figli in un ambiente protetto e si fanno crescere le verdure nell’orto. In inglese, si usano i verbi to raise per le persone e to grow per le cose, ma non si aggiunge mai il verbo to make prima.
10. Who are you working for?
Se questa frase ti sembra tratta da un film di James Bond, prova a concentrarti sull’ordine delle parole. Sì, in italiano diresti proprio così: “Per chi stai lavorando?”, con la preposizione all’inizio. In inglese, invece, domande di questo tipo hanno sempre la preposizione alla fine. Per esempio, come tradurresti in inglese questa domanda: “Con chi hai appuntamento stasera?”.
Spero che queste 10 differenze italiano-inglese ti abbiano fatto riflettere come hanno fatto riflettere me. Se vuoi segnalarmene altre, lasciami un commento. Altrimenti, ci sono un sacco di altri articoli da sbirciare. Li trovi tutti qui 😉