Ora ti confesserò un segreto: non sono una grande lettrice, né in italiano, né in un’altra lingua. Faccio fatica a concentrarmi, a rilassarmi, a immergermi nella storia. Di solito, ci riesco solo quando mi sento un po’ triste, nelle giornate uggiose o negli inverni lunghi. Il resto delle volte, sono impegnata a tenere a freno le idee che mi frullano per la testa, il che richiede una gran quantità di energia. Per la lettura, me ne rimane ben poca.
Eppure, ci sono stati dei periodi in cui è successo quello che sento sempre raccontare dai lettori più accaniti: che sono i libri a sceglierci. Secondo questo principio, non siamo noi padroni delle nostre scelte, ma inconsapevoli pedine nelle mani (o forse “nelle pagine”) di uno stormo di libri (ovviamente si tratta di esseri volanti, altrimenti a che servirebbero le copertine rigide?) dal quale si distacca un esemplare per planare proprio sul nostro comodino.
Mi pare quindi ragionevole pensare che, dal momento che non ci è concesso decidere il titolo del volume, lo stesso valga per la lingua in cui la storia è scritta.
Probabilmente è così che, all’eta di 18 anni o giù di lì, mi sono ritrovata tra le mani “Harry Potter and the Philosopher’s Stone“.
La storia la conoscevo bene (da bambina ero decisamente una lettrice migliore) attraverso le parole della traduzione italiana che mi aveva accompagnata fuori dall’infanzia, anno dopo anno, seguendo le stesse fasi di crescita di Harry, Ron e Hermione. Tuttavia, non mi ero mai confrontata con quel mondo narrato in lingua originale, portatore di suggestioni e giochi di parole che in inglese sono semplicemente… da leggere.
Se la storia non ti è familiare o sei tra gli scettici (lo so che nel 2021 siete ancora in tanti, ma tranquilli… supereremo anche questa!), non temere: per comprenderla non dovrai averla prima letta in italiano, né tantomeno aver guardato il film.
Devi sapere, infatti, che J.K. Rowling aveva pensato inizialmente il primo volume della saga come una storia per bambini. Il risultato è che il libro è breve, il linguaggio è semplice e ti ci appassionerai prima che tu riesca a dire “babbano”. Anzi, “muggle“.
Il secondo libro di cui vorrei parlarti (anche lui, capitolato nella mia vita senza preavviso) è “Girl with a pearl earring” dell’autrice americana Tracy Chevalier. Ideale per gli amanti dei libri a sfondo storico, una volta che ci si abitua al lessico utilizzato dalla scrittrice, la strada è tutta in discesa. Con le sue 258 pagine, questo libro è in grado tanto di avvicinare il lettore alla ricchezza di linguaggio con cui viene dipinto il mondo di una talentuosa domestica, quanto di spingerlo in un viaggio fino al museo Mauritshuis dell’Aia, per vedere da vicino uno dei capolavori più stupefacenti del pittore Johannes Vermeer.
Infine, con l’età adulta ho risolto l’arcano. I libri non ci scelgono per qualche strano trucco del destino, ma frequentano corsi di economia e marketing strategico. Non c’è altra spiegazione a riprova del fatto che hanno saputo esattamente in quale strada infilarsi per raggiungermi e cioè nelle parole di Michela Murgia, che in un episodio del podcast “Morgana” mi ha raccontato delle sorelle Brontë spingendomi a cercare subito una versione di “Jane Eyre” in lingua originale.
A dire il vero, la storia che ha reso famosa Charlotte Brontë al grande pubblico, la sto ascoltando su un’app di audiolibri. Capitolo dopo capitolo (sono 32 in tutto), mi immergo nella vicenda della piccola Jane mentre cucino o faccio una passeggiata, simpatizzando con le lettrici vittoriane che fecero la sua conoscenza quasi duecento anni prima di me.
Ascoltarlo non è difficile: le descrizioni interrompono spesso la storia e rallentano il ritmo della narrazione a una velocità ideale per chi non “mastica” ancora la lingua alla perfezione. Le ridondanze e il linguaggio formale rappresentano un importante supporto alla memorizzazione e alla comprensione. E poi, te lo devo dire, i personaggi per me sono tutt’altro che noiosi.
Questi sono i tre libri che mi hanno insegnato l’inglese inaspettatamente. Beh, un po’ più di quanto ne sapessi prima… ma sicuramente in un modo molto più interessante.
E tu? Hai mai letto o ascoltato un libro in inglese? Se sì, sono tutt’orecchi! Scrivimelo in un commento… Si sa mai che mi venga voglia di leggere un po’ più spesso 😉