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Intervista a un expat: l’Inghilterra e la lingua inglese

Giugno 28, 2022 by barbara

Le esperienze all’estero sono fondamentali quando si vuole imparare una lingua straniera. Spesso, però, le persone fanno fatica a partire per vari motivi: legami di lavoro, legami affettivi… e anche un po’ di paura. Per questo ho deciso di condurre una serie di interviste a italiani che vivono all’estero, per capire da vicino come funziona. Oggi leggiamo l’esperienza di Massimo con l’Inghilterra e con la lingua inglese.

Quando ti sei trasferito in Inghilterra e cosa ti ha spinto a farlo?

Mi sono trasferito a Londra a gennaio 2022 con la mia compagna. Abbiamo lasciato la nostra città natale e dove ci siamo conosciuti (Piacenza) un po’ per necessità e un po’ per voglia di cambiare dopo gli anni difficili della pandemia – che era tutt’altro che finita all’inizio di quest’anno. La ragione principale è stata la mia voglia di cambiare lavoro dopo anni trascorsi a lavorare da remoto per un’azienda americana. Un’esperienza intensa e positiva, che però mi aveva lasciato con una grande voglia di tornare a interagire con colleghi “fisici” e non solo “virtuali” su Zoom o WebEx. Mi sono quindi messo alla ricerca di una nuova opportunità, che un po’ inaspettatamente è arrivata da qua – Londra. E così, pieni di incertezze ma desiderosi di scoprire qualcosa di nuovo dopo due anni trascorsi quasi forzatamente in casa, abbiamo deciso di trasferirci.

Parliamo della lingua inglese. Quanto tempo hai impiegato a capire e farti capire?

Per via della natura stessa del mio lavoro comunico esclusivamente in inglese – leggo, scrivo, parlo con i miei colleghi in inglese. Il mio lessico è sempre stato quindi molto tecnico, ma ho presto scoperto che nella vita quotidiana servono tante altre parole! La domanda tipica che ci rivolgiamo tra noi è “com’è che si diceva quella cosa?” o “cosa voleva dire [parola]?”, e via a cercare sul dizionario, con buona pace dei camerieri/commessi di turno.
Tornando alla tua domanda, direi che sono stato in grado di farmi capire sin da subito, ma ogni giorno mi sforzo di farmi capire un po’ meglio 🙂

Secondo la tua esperienza, qual è il modo migliore per imparare una lingua straniera come l’inglese?

Penso che la maniera migliore per apprendere una lingua sia immergersi in essa. Usarla per parlare, leggere, scrivere e, col tempo, pensare e perfino sognare in quella lingua. Mi capita ancora ogni tanto di pensare e sognare in spagnolo, l’altra lingua straniera che ho appreso più di 10 anni fa in un’altra esperienza all’estero! Inoltre ritengo che non si possa separare la lingua dalla cultura delle persone che la parlano. Le due sono strettamente interconnesse: la lingua può raccontare tanto delle persone e dei luoghi dove si è sviluppata, e viceversa. Affascinante!

Un consiglio spassionato per chi vuole imparare “bene” l’inglese?

Personalmente ho notato che il mio inglese è migliorato esponenzialmente quando ho iniziato a leggere libri in inglese. All’inizio è una faticaccia, ci sono mille termini ed espressioni che non hai mai sentito e che nessuno ti insegna. Ma col tempo diventano famigliari. Il mio consiglio è di non pretendere di capire tutto sin da subito e quindi di evitare di soffermarsi su ogni singolo termine nuovo. Cercate di capire il contesto, la storia, di lasciarvi trasportare dalla narrazione come se fosse un testo nella vostra lingua. Insomma, di divertirvi! Solo dopo concentratevi sulle parole nuove. Tutto sarà più semplice.

 

Se vuoi rivolgere una domanda a Massimo, puoi lasciare un commento qui.
Se vuoi leggere altri articoli li trovi qui e le altre interviste le troverai presto qui.

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Vivere nel Regno Unito: Cosa ho imparato dopo 6 mesi

Giugno 14, 2022 by barbara Lascia un commento

Vivo a Londra da quasi sei mesi e rimarrò qui per, almeno, i prossimi due anni. Avevo pianificato di scrivere questo articolo a un anno dal mio trasferimento, prima di accorgermi che sarebbe stato troppo tardi. Sì, perché con il passare del tempo tutti quei piccolo “shock culturali” che inizialmente sorprendono e stimolano interessanti riflessioni… passano in secondo piano. Si comincia ad abituarsi a un nuovo modo di vivere, a una nuova lingua, a una nuova quotidianità. Ecco perché, ancora “fresca di Italia”, vorrei raccontarvi la mia esperienza da expat e in particolare quello che ho scoperto sulla lingua inglese.

La televisione

Il mio primo approccio con la lingua inglese è stato attraverso la tv, in particolare la BBC. All’inizio, avevo bisogno dei sottotitoli per riuscire a cogliere cosa stesse succedendo in un certo programma e poi, piano piano, ho avuto il coraggio di toglierli e… Magia! Non è andata poi così male. Certo, mi sono messa l’anima in pace con la consapevolezza di non riuscire a capire il 100% dei discorsi. Tuttavia, questo esperimento ha confermato il principio secondo cui tanto più ci si espone a una lingua, tanto più velocemente la si acquisisce. E questa attività, con uno sforzo in più, può essere messa in pratica anche dall’Italia.

Gli inglesi e gli altri

Me l’avevano detto, ma io finché non vedo non credo. Ora lo confermo: a Londra, gli inglesi, non esistono. O se esistono, rimangono una percentuale inferiore rispetto alle numerose comunità di immigrati che hanno scelto di fare di questa città la loro casa, per periodi di tempo più o meno lunghi. Indiani, italiani, francesi, cinesi, arabi colorano le strade con i loro vestiti e i loro accenti diversi. E tutta questa diversità è ben integrata in città, specialmente nel mondo del lavoro. Non è raro essere visitati da dottoresse che indossano il velo o citofonati da fattorini che, con il loro accento rumeno, si fermano a fare due chiacchiere su quanto amino l’Italia (gli italiani li riconoscono a vista d’occhio!). Quello che più mi piace di questa società multietnica è che l’integrazione è parte del tessuto urbano-amministrativo. C’è una frase presente in molti vagoni della metropolitana che cito spesso volentieri: “Not all disabilities are visible“.

L’understatement

C’è una famosa frase attribuita alla regina che dice: “Never complain, never explain“. In quattro parole, viene rappresentato efficacemente quell’atteggiamento composto che minimizza i drammi e non si preoccupa di dare spiegazioni. Ecco, io questo mood l’ho ritrovato in molte situazione vissute qui in Inghilterra, specialmente nelle relazioni sociali e lavorative. Gli inglesi possono parlare di gravi questioni affrontando l’argomento in una manciata di battute e senza aspettarsi grande esternazione di sentimenti da parte degli interlocutori. I sentimenti, piuttosto, sono relegati alla sfera della confusione adolescenziale o, ancora meglio, all’ambiente teatrale che li eleva per la messa in scena. I drammi, le passioni e i litigi plateali… meglio guardarli nelle fiction italiane che trasmette la BBC!

Non è come ti insegnano a scuola

A meno che non abbiate avuto la fortuna di avere un’insegnante madrelingua inglese alle scuole superiori, una volta nel Regno Unito scoprirete presto anche voi che l’inglese che ti insegnano a scuola è molto diverso da quello parlato quotidianamente in una città inglese. Per fare qualche esempio: Cosa ci si sente rispondere quando si ringrazia uno sconosciuto per una gentilezza, come il vicino che tiene aperta la porta? “Cheers“. O ancora, cosa si dovrebbe imparare a fare subito dopo aver salutato qualcuno entrando per esempio in un locale? Ecco la formula consueta: “Hello/Hi/Good morning! How are you?”. E, mi raccomando, che non venga in mente di andare oltre un “I‘m good, thanks, you?” nella risposta. Perché a nessuno importa davvero come stai (ed ecco che torna l’understatement).

Una gentilezza inaudita

In generale, gli abitanti del Regno Unito – che siano inglesi di nascita o acquisiti – adottano comportamenti estremamente educati e gentili in ogni situazione sociale. Questo, nella lingua, si traduce con un abbondante uso di parole quali “please” e “thank you” (ed è sempre meglio metterne una di più che una di meno!).

E per oggi è tutto, ma – se questo articolo vi è piaciuto – vedrò di aggiornarvi nei prossimi mesi con altre cose che ho imparato vivendo nel Regno Unito. Sono certa di avere ancora molto da scoprire!

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5 donne che hanno fatto la storia del Regno Unito

Maggio 16, 2022 by barbara

Da Jane Austen a Joanne Rowling, oggi ti presento cinque donne che hanno fatto la storia del Regno Unito in modi molto diversi ma decisamente memorabili!

Jane Austen

Se Shakespeare è indubbiamente il Dante Alighieri inglese, non riesco a pensare a una donna italiana che possa essere messa sullo stesso piano di notorietà che occupa Jane Austen per i britannici. L’autrice che il grande pubblico internazionale ha imparato a conoscere grazie alle numerose trasposizioni cinematografiche di “Pride and Prejudice” (“Orgoglio e pregiudizio” in italiano) rappresenta uno dei pilastri della cultura britannica. Prima di una lunga serie di scrittrici (tra cui le sorelle Brönte, Virginia Woolf e J.K. Rowling, solo per citarne qualcuna), ha segnato la storia dell’emancipazione femminile, raccontando quella quotidianità ricca di sfumature che oggi siamo abituati a scorrere sul nostro social feed. Ancora oggi, se si chiede a una donna inglese quale sia il suo libro preferito, la risposta è probabilmente rintracciabile tra la bibliografia di Jane Austen.

La regina Vittoria e la regina Elisabetta II

Se ti capitasse di viaggiare nel Regno Unito, non tarderesti molto ad accorgerti che l’uso dell’ aggettivo victorian sia capillare in questo Paese. La cosiddetta “epoca vittoriana”, infatti, è stato quel lungo periodo di prosperità e di pace (siamo infatti a cavallo delle due guerre mondiali) di cui hanno goduto i britannici sotto il regno della regina Vittoria, dal 1837 fino alla sua morte nel 1901. Progresso tecnologico e culturale, in primis della letteratura e delle arti, caratterizzano questi anni. Le città crescono e assumono le caratteristiche che tanto colpiscono i turisti stranieri oggi: quelle pittoresche villette a schiera con il tetto a punta a cui pensi quando senti parlare di Londra, non sono altro che case vittoriane (molto amate dagli inglesi ancora oggi, nonostante gli “acciacchi” del tempo). Eppure, il regno della regina Vittoria non è stato il più lungo della storia dell’Inghilterra: la regina Elisabetta II segna il record assoluto. Proprio nel 2022, infatti, l’attuale sovrana inglese festeggerà il suo Platinum Jubilee. (Sì, settant’anni di carriera!)

Lady Diana

Per gli inglesi Lady D (si pronuncia “Dai”) è un mito che non morirà mai. Perché nessuno dimenticherà mai la principessa che è riuscita ad avvicinare il popolo alla corona, mostrando pubblicamente tutte le debolezze e le forze di una donna. La sua breve e intensa vita è bastata per riempire le pagine e gli schermi di tutto il mondo della sua epoca e di quelle successive. Basti pensare che nel 2021 è uscito un nuovo film a lei dedicato, interpretato da Kristen Stewart, lo stesso anno in cui a Londra è stata inaugurata una statua in suo onore, in occasione di quello che sarebbe stato il suo sessantesimo compleanno. Se volessi vederla, si trova nel Sunken Garden di Kensington Palace, poco distante da quella della Regina Vittoria.

Joanne Rowling

Figura tanto amata, quanto (ultimamente) criticata, tutti conoscono J.K. Rowling anche se non hanno mai letto la saga di Harry Potter o visto la sua trasposizione cinematografica. Sì, perché l’autrice inglese ha dato vita a un mondo immaginario che ha negli anni preso una forma sempre più concreta. Le evidenze si incontrano nella lingua tanto come nell’architettura e Londra ne è un esempio perfetto, come sa bene chiunque transiti nei dintorni della trafficata stazione dei treni di King’s Cross, che non potrà fare a meno di scoprire – non distante dalla posizione del binario 9 e 3/4 – uno shop “magico” sempre pieno di avventori. Emblema della resilienza femminile e paladina del movimento femminista inglese, Joanne Rowling non smette di far parlare di sé anche a distanza di anni dalla pubblicazione dell’ultimo libro della fortunata fama (ne ha poi scritti altri, sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith). In particolare, hanno fatto molto discutere certe sue affermazioni nei confronti della comunità transessuale da cui molti fan hanno deciso di prendere le distanze. E mentre i luoghi più progressisti del Regno Unito cambiano le insegne dei bagni pubblici in “gender neutral toilet”, l’eredità della “madre” di Harry Potter rimane ben salda tra i mattoni degli Harry Potter Studios e la consapevolezza che il cioccolato sarà sempre l’arma più efficace contro la tristezza.

 

Vuoi aggiungere qualcuna alla lista? Lascia un commento! Oppure, leggi altri articoli.

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Come guardare la tv inglese dall’Italia?

Febbraio 23, 2022 by barbara

Come forse sai, mi sono da poco trasferita in Inghilterra, dove continuo a fare il lavoro che facevo in Italia. Lo posso fare perché è un lavoro che ho da sempre potuto svolgere da remoto (anche prima della pandemia!), il che è molto comodo per certi aspetti, ma per altri è meno vantaggioso. Infatti, questa modalità non mi permette di ritrovarmi in ambienti circondati da persone che parlano inglese e quindi devo trovare altri modi per praticare l’uso della lingua. Per esempio, posso iscrivermi a un corso da frequentare nel mio tempo libero. Ma per ottimizzare il mio “tempo quotidiano” devo dirti che ho trovato la televisione incredibilmente utile. Per questo motivo, ho deciso di scrivere questo articolo per aiutarti – con poca fatica e poche risorse economiche – a ritrovarti nella mia stessa situazione. Come se anche tu fossi in Inghilterra…

Come si fa a guardare i programmi televisivi inglesi?

Si usa una VPN! Cioè un Virtual Private Network che consente, tra le altre cose, di “mascherare” il proprio indirizzo IP e quindi far sembrare che la propria localizzazione digitale sia diversa rispetto a quella effettiva.

Perché le persone dovrebbero voler creare una rete virtuale privata di questo tipo? Per tanti motivi. Primo tra tutti, la protezione dei dati personali. Secondo, per ragioni di sicurezza, ovvero per tutelarsi dalle minacce di internet attraverso l’uso di una rete protetta. Terzo, per superare le limitazioni territoriali che alcuni servizi impongono.

Il nostro caso è ovviamente quest’ultimo, ma è comunque importante conoscere anche gli altri usi di una VPN per scegliere il servizio migliore per noi. Se l’obiettivo è quello di bypassare le barriere territoriali (sì, ci sono anche nel mondo digitale!) che ci impediscono di accedere ai servizi di streaming di un altro Paese, allora l’aspetto della sicurezza per noi sarà secondario e dovremmo prediligere un servizio VPN che sia veloce e che abbia a disposizione molti server dislocati in tutto il mondo.

Come funziona la VPN per guardare la TV inglese?

Siamo ormai abituati da anni a vedere programmi televisivi americani che ci hanno aperto le porte di un mondo affascinante proprio per la sua diversità nella vita quotidiana. Con l’avvento dei servizi di streaming come Netflix, Prime Video, Now Tv, Disney+ e tutti gli altri, abbiamo avuto accesso per la prima volta a una serie di contenuti in lingua originale che ci permettono di abituare il nostro orecchio alla lingua inglese con una facilità impensabile prima.

Tuttavia, tale visione “asincrona” manca di una caratteristica molto importante dal punto di vista formativo.

Si, perché un conto è ascoltare la recitazione (per quanto possa essere eccelsa) di bravi attori alle prese con vicende che si inseriscono in generi a cui ormai abbiamo fatto l’abitudine. Un altro è accendere la tv al mattino per scoprire cosa sta succedendo nel mondo e ritrovarsi davanti ai giornalisti di BBC1, seduti sul loro divano rosso, intenti a gestire interviste, annunciare corrispondenze con colleghi in diretta da varie parti dell’Inghilterra e – ovviamente – con i portavoce del servizio meteo locale.

Questa estrema risorsa didattico-culturale è accessibile solo attraverso un servizio VPN come quello offerto da NorthVPN, che può contare su una vasta rete di server basati in tutto il mondo, o da Surfshark, che ne vanta ben oltre 1040 disseminati in più di 61 Paesi.

Ok, ma come si attiva un VPN? È a pagamento?

Esistono dei servizi che offrono VPN gratuitamente, perché sono basati sul sistema dell’open source. Tuttavia, le due aziende che ti ho menzionato prima come esempio, permettono di acquistare e attivare facilmente il servizio a un costo decisamente basso (si parla di circa 2-3 euro al mese, con la possibilità di acquistare il piano annuale per una decina di euro).

Per quanto riguarda l’installazione, dipende dal dispositivo che sceglierai di utilizzare per guardare la tv britannica. Se si tratta di un tablet o di uno smartphone, allora ti basterà cercare l’app sullo store del tuo dispositivo e fare tutto da lì. Se invece vuoi utilizzare il computer, allora dovrai scaricare il pacchetto per Windows o per IOS e seguire la procedura guidata di installazione. Se invece hai una smart TV, potrebbe essere possibile per te installare il servizio direttamente dallo store interno alla televisione.

Problemi con la VPN?

Se ti capitasse di visualizzare un messaggio di errore quando cerchi di accedere al sito web di un’azienda che offre servizi di VPN, non preoccuparti. Alcuni provider, infatti, bloccano l’accesso a certi siti web con particolare solerzia. Per ovviare a questo problema, ti basterà modificare il DNS, cioè il Domain Name System. Come sai, infatti, il web è popolato da tanti nomi di dominio (quello di questo sito è imparareinglese.com) e i browser interagiscono tramite indirizzi Internet Protocol (IP). Il DNS non fa altro che tradurre i nomi di dominio in indirizzi IP, per permettere ai browser di caricare le pagine web.

Se quindi il tuo browser non dovesse riuscire a caricare il sito web di un servizio VPN, dovrai aiutarlo a individuare il suo indirizzo e cambiare il DNS. Per farlo, ti lascio il link a questa utile guida.

(Quando hai fatto, fammi sapere se vuoi che ti suggerisca qualche programma televisivo britannico… Intanto che ci pensi, io continuerò a scoprirne di nuovi e quando avrai una VPN, lasciami un commento!).

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I giorni di festa nel Regno Unito

Gennaio 26, 2022 by barbara

Sono ufficialmente atterrata a Londra da una settimana e per festeggiare questo primo traguardo da londinese acquisita, ho pensato che potesse interessarti conoscere quali sono i giorni di festa nel Regno Unito. Per pianificare il tuo prossimo viaggio nella capitale britannica o magari una vacanza studio in una delle pittoresche cittadine inglesi, ecco qualche data da segnare in calendario!

Le feste inglesi che (forse) già conosci

Ovviamente il Natale, cioè Christmas Day (25 dicembre) e Santo Stefano, che in inglese si chiama Boxing Day* (26 dicembre) e il Capodanno, che si celebra il 1 gennaio e in inglese si chiama New Year’s Eve (31 dicembre). Altre feste religiose sono il Venerdì Santo, cioè Good Friday che in UK è un giorno festivo e si osserva il venerdì prima di Pasqua. Come sai, Pasqua cioè Easter, cade sempre di domenica e la Pasquetta – che in inglese si chiama Easter Monday – sempre il lunedì dopo.

*Perché si chiama Boxing Day? Tradizionalmente era il giorno in cui i servi dei signori britannici ricevevano in dono dei regali dai loro padroni, come per esempio i succulenti avanzi del pranzo di Natale, che venivano dati loro in delle scatole (boxes), proprio come i nostri “pacchi di Natale”.

Cosa sapere sulle festività inglesi (Bank Holidays)

Il nome inglese per giorni di festa è bank holidays e l’origine risale alla fine del XIX secolo, in particolare con il Bank Holidays Act del 1871 si stabilivano i giorni di riposo riservati ai lavoratori delle banche. Successivamente tali giorni festivi furono estesi anche a tutti gli altri lavoratori, ad eccezione di quelli essenziali.

Un fatto curioso per noi italiani è il modo in cui vengono “calendarizzate” le feste nel Regno Unito. In pratica, quando una bank holiday cade nel weekend… la si recupera! Per questo, se controlli il calendario delle feste inglesi dell’anno corrente sul sito del governo, ti accorgerai che in certe date compare una dicitura tra parentesi: “substitute day“.

Le festività inglesi che non ti aspetti

Imperdibile per i turisti è la Festa di San Patrizio, il 17 marzo, che si festeggia in tutta Irlanda (quindi anche in Irlanda del Nord, che è parte del Regno Unito). Saint Patrick’s Day è una delle feste più famose, per cui meglio prenotare il viaggio con grande anticipo se ti va di visitare l’Irlanda in questa occasione.

Poi, ci sono due feste primaverili che possono risultare nuove a noi italiani: May Day (conosciuta come Early May Bank Holiday in Scozia) e Spring Bank Holiday.

Il May Day era in origine una festa che celebrava l’inizio della bella stagione, mentre oggi si sta trasformando un po’ nella nostra festa dei lavoratori che in Italia festeggiamo il primo maggio (il May Day in UK ha una data diversa ogni anno, sempre intorno al 1 maggio). Le tradizioni legate a questa festa vedono come protagoniste due danze popolari: Maypole, in cui i bambini girano intorno a un palo, decorandolo con dei nastri colorati e Morris Dancing, che in origine era una danza per soli uomini.

Spring Bank Holiday è conosciuta anche come Late May Bank Holiday e cade alla fine di maggio/inizio di giugno. Per gli inglesi è una giornata dedicata alle gite fuori porta e in alcune parti del Paese hanno luogo alcune celebrazioni tradizionali.

Prima di passare alle date estive, apro una piccola parentesi su una festa speciale che nel 2022 vedrà il Regno Unito, e in particolare Londra, animarsi in modo eccezionale. Si tratta del Giubileo della sovranità della regina, arrivata a ben 70 anni sul trono: il Platinum Jubilee si festeggerà con una bank holiday il 3 giugno 2022. Gli ultimi anniversari di questo tipo sono stati il Diamond Jubilee (60 anni) festeggiato nel 2012 e prima ancora il Golden Jubilee (50 anni) del 2002.

Infine, ecco l’ultima festa estiva e altre feste celebrate solo in alcune parti del Regno Unito.

Summer Bank Holiday ricorre l’ultimo lunedì di agosto in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, mentre in Scozia cade il primo lunedì di agosto. Si tratta della festa che chiude l’estate ed è una delle occasioni migliori per visitare Londra. Infatti, nel quartiere di Notting Hill, dal 1965 viene organizzato un coloratissimo carnevale, ideato dagli immigrati provenienti dai Caraibi.

Infine, meritano una menzione l’Orangeman’s Day (celebrato solo in Irlanda del Nord) e la Festa di Sant’Andrea (festeggiata solo in Scozia).

Orangeman’s Day (chiamata anche The Twelfth o Orangefest) è una celebrazione annuale protestante che si tiene il 12 luglio. Si chiama così perché commemora la Glorious Revolution (1688) e la vittoria del re protestante Guglielmo d’Orange sul re cattolico Giacomo II nella Battaglia del Boyne (1690).

Infine, Saint Andrew’s Day è una delle più importanti feste scozzesi dopo quelle di Burns Night e Hogmanay. Si tratta di una bank holiday e per i turisti rappresenta un’imperdibile occasione per immergersi nella cultura scozzese, soprattutto danzante e culinaria.

 

Per oggi è tutto, ma presto mi piacerebbe scrivere un articolo ancora più dettagliato sulle feste di Londra… Ti piacerebbe leggerlo?

 

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Come iniziare a studiare inglese in 30 minuti

Dicembre 7, 2021 by barbara

Ti trovi nel momento più difficile, lo so. Iniziare a studiare inglese costa molta fatica, specialmente quando devi cercare di ritagliarti anche solo mezz’ora di tempo in una delle tue giornate caotiche. Ma poi mezz’ora per studiare inglese avrà senso? Prima di risponderti, lascia che ti mostri quante cose facili puoi fare in 30 minuti per poi renderti conto che lo stai davvero facendo: hai iniziato a studiare inglese!

1 minuto

(e zero sforzo) per impostare “English” come lingua del tuo telefono. Quasi incoscientemente assimilerai una serie di vocaboli che potranno tornarti molto utili in futuro. Provare per credere!

2 minuti

Per essere social. Metti “Mi piace” a una pagina Facebook britannica, irlandese, australiana o americana e guarda ogni giorno un post. Le pagine possono avere a che fare con una tua passione o, semplicemente, può trattarsi di una pagina o un gruppo di “quotes” (citazioni) come questo.  Puoi anche scegliere qualche hashtag di Instagram da seguire come, appunto, #quotes o #sayings (proverbi). Per iniziare, ti consiglio questo profilo Instagram.

3 minuti

Per ascoltare una canzone in inglese come per esempio quelle dei Beatles, che hanno testi piuttosto semplici ma mai banali. Se non comprendi alcune parti puoi aiutarti con i sottotitoli dei video di YouTube, con i testi che sono inclusi in alcuni brani su Spotify o puoi cercare i lyrics su uno dei tanti siti come questo.

10 minuti

Per rilassarti seguendo una meditazione guidata in inglese. Questa ti aiuterà a sgombrare la mente prima di iniziare a studiare, per esempio. Eccone una veloce e semplice da comprendere! Se ti risultasse complicata guarda una prima volta il video con i sottotitoli attivandoli direttamente sul video (trova la giusta icona in basso, a fianco del volume).

4 minuti

Per dare un’occhiata al materiale (in buona parte gratuito!!!) sul nostro sito ImparareInglese.com! Vocaboli, lezioni di grammatica, esercizi di ascolto, ebook e tanto altro (qui trovi l’intero catalogo). Seleziona un primo tema da studiare o esercizio da affrontare già domani 😉

10 minuti

Per pianificare un viaggio. Suggerisco di comprare un biglietto per visitare il Regno Unito già l’anno prossimo, magari. Ti ricordo che, dopo Brexit, ora è obbligatorio il passaporto per viaggiare in UK, ma non temere: abbiamo appena scritto un’originale guida per aiutarti a prepararti per tempo.

Avere un obiettivo reale e tangibile a corto-medio termine è decisamente incentivante, poiché sai che nei prossimi mesi dovrai essere costante se vorrai comunicare, una volta sul suolo britannico.

 

PS. Quindi? Mezz’ora per studiare inglese ha senso? Molto senso. E se lo farai tutti i giorni, farà davvero la differenza 😉

 

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3 modi per parlare di soldi in inglese

Dicembre 3, 2021 by barbara

Non so tu, ma io sono d’accordo con la canzone di Venditti.  In altre parole, con i numeri vado completamente nel pallone: appena qualcuno inizia a parlare di soldi, per esempio, disconnetto il cervello, consapevole che non potrei andare oltre i tre zeri (sempre che rimangano tondi, sia chiaro). Figuriamoci se poi qualcuno si mette a parlare di numeri… in inglese!

Purtroppo, anche se “la matematica non sarà mai il mio mestiere”, nella mia vita la matematica fa spesso capolino (e, ahimè, anche nel mio mestiere). Ecco quindi che sono stata costretta a fare una breve ricerca per prepararmi a valutare diverse opzioni di affitto di un appartamento a Londra (“Auguri!” mi dirai, e “Grazie! ” ti risponderò) che ho deciso di condividere con te. Si sa mai che, per un futuro viaggio all’estero o una conversazione in Italia con una persona straniera, questo articolo non ti torni utile.

Leggere i numeri a tre zeri

Mettiamo il caso che un appartamento costi millecinquecento (1500) euro al mese. Il responsabile dell’agenzia potrebbe comunicarmelo in due modi:

  1. One thousand five hundred Euros.

  2. Fifteen hundred Euros.

Il secondo caso, all’inizio mi suonava un po’ strano, ma poi ho iniziato a farci l’abitudine.

E se invece la cifra ammontasse a millecinquecentocinquanta (1550) euro?

In questo caso non si potrebbe utilizzare il modo numero 2, perché si usa solo per “cifre tonde”.

Quando mettere “and“

Rimaniamo sul numero 1550. Dove metteresti la “e”? Ma soprattutto, quante volte?

La risposta è una sola volta, alla fine:

One thousand five hundred and fifty Euros.

Quindi, tra migliaia e centinaia non si mette “and”, ma si mette tra centinaia e decine.

(Ah, parliamo sempre di soldi eh? Perché per date e altri numeri è un’altra storia…)

Virgole e punti

Mettiamo che i futuri padroni di casa in questione decidano di chiedere una spesa mensile di 30,50 euro per usufruire della connessione Internet. Quindi parliamo di decimali.

In italiano diremmo “trenta virgola cinquanta” euro, ma più spesso “trenta euro e cinquanta centesimi”.

E in inglese?

Si direbbe così:

Thirty Euros fifty

Questa, a dire il vero, è il modo “British”. Infatti sarebbe meglio parlare di sterline:

Thirty pounds fifty

Gli americani hanno due modi. Uno lungo:

Thirty dollars and fifty cents

E uno corto:

Thirty fifty

Di nuovo, ti ricordiamo che stiamo affrontando la situazione “parlare di denaro”, perché in altri casi la virgola (anzi, il punto) si legge diversamente.

 

E tu? Ti è mai capitato di parlare di denaro in inglese? Raccontaci come è andata!

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Mi vien voglia di andare via

Novembre 29, 2021 by barbara

Premessa doverosa: siamo in pieno autunno, comincia a fare freddo, ci stiamo spostando per piacere e per lavoro da un po’ di tempo ormai e la situazione pandemica non ha ancora smesso di fare da sfondo alle nostre giornate. La mattina seguiamo i notiziari, rimaniamo aggiornati sulle nuove regole e la parola che sentiamo più frequentemente durante la giornata (per un motivo o per l’altro) sembra essere green pass.

Proprio questa settimana è stata annunciata una nuova regola in merito al tema, su cui non vorrei soffermarmi in questa sede se non per raccontarvi la reazione di un mio contatto, che su una delle sue bacheche social ha deciso di dichiarare questo:

Mi vien voglia di andare via da questo paese di m…. Che Italia irriconoscibile!

Il tutto incorniciato da uno sfondo tinta cioccolato, con “ricami” che lasciavano intendere che l’intenzione non fosse proprio di richiamare il cioccolato.

Ho pensato a lungo se lasciare o meno un commento, ma mi è bastato un secondo per decidere cosa scrivere:

Fallo. Ti farebbe bene.

Davvero, eh. Andare all’estero è un toccasana per la mente, per il corpo e per la lingua. La mente si apre, il corpo si abitua a nuovi sapori e a diversi climi, la lingua… migliora. Oh sì, non c’è modo migliore per imparare l’inglese che andare in un posto in cui si parla inglese 😉

E quindi, eccoci al tema di oggi.

Che cosa serve per viaggiare all’estero dopo Brexit?

Lo so a cosa stai pensando. Questo non è il momento ideale per viaggiare.

Non importa, perché quel momento arriverà. Nel frattempo, si può usare bene il tempo per richiedere il passaporto ed essere pronti a usarlo al meglio.

Documenti per viaggiare all’estero

Per visitare i Paesi fuori dall’Unione Europea – oltre al passaporto – serve un visto turistico, che di solito ha validità massima di 3 mesi.

Per viaggiare in Europa basta una carta d’identità valida per l’espatrio (la dicitura è riportata direttamente sulla carta). In realtà, sarebbe meglio dire che si può viaggiare liberamente nell’area Schengen, che comprende la maggior parte (ma non tutti) degli Stati europei, i quali, in base all’omonimo accordo, hanno abolito le frontiere interne. È possibile verificare qui quali sono i membri attuali dell’area Schengen e quali le eccezioni.

Per quanto riguarda i Paesi che non hanno aderito all’accordo – ovvero Regno Unito (dopo Brexit), Irlanda, ma anche Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria (hanno sottoscritto la Convenzione di Schengen) – è necessario la carta di identità valida per l’espatrio o il passaporto.

Infatti, sul sito europa.eu, si legge:

Quando viaggi da o verso un paese non appartenente allo spazio Schengen sei tenuto a presentare una carta d’identità o un passaporto in corso di validità. Prima di metterti in viaggio, verifica quali documenti devi avere per recarti al di fuori del tuo paese di residenza ed entrare nel paese non Schengen che intendi visitare.

Se per esempio volessi viaggiare nel Regno Unito per provare a immergerti nella lingua inglese dopo tanti anni di studio solo sui libri o attraverso film e telefilm, la prima cosa che devi fare è… il passaporto.

Cosa serve per fare il passaporto

Per fare il passaporto serve innanzitutto una prenotazione, che si può fare sul sito www.passaportonline.poliziadistato.it da dove si può fare l’“accesso per il cittadino” (si può entrare con SPID oppure CIE).

Le pratiche per il passaporto sono gestite dagli uffici della Questura del proprio Comune di residenza oppure dal commissariato della Polizia di Stato, sempre del proprio Comune. In teoria la domanda si può presentare anche agli uffici dei Carabinieri o del Comune, ma poi bisogna recarsi agli uffici di Polizia per registrare le proprie impronte digitali.

I documenti da presentare, una volta che si ha in mano la prenotazione, sono diversi e cioè:

  1. una marca da bollo da € 73,50 da acquistare in tabaccheria,
  2. un bollettino postale da € 42,50 che si può trovare già pre-compilato tra i documenti disponibili all’ingresso degli uffici postali,
  3. la prenotazione dell’appuntamento da stampare,
  4. due foto tessere, che dovranno avere caratteristiche specifiche (viso, fronte e orecchie scoperti – niente sorrisi – meglio no occhiali, ma quelli con montatura leggera e lenti chiare sono ammessi).

Quanto costa fare il passaporto

Come avrai intuito, costicchia. Oltre alla marca da bollo da € 73,50 e il bollettino postale da € 42,50, si somma la spesa per le foto tessere (io sono andata dalla mia fotografa di fiducia, che mi ha chiesto € 7,40 per sei foto tessere), più la copia stampata della prenotazione, più l’eventuale viaggio (questo sarà doppio: prima per prendere le impronte digitali, poi per ritirare il passaporto. L’alternativa è quella di farselo spedire a casa, tramite corriere SDA, ad un costo di circa € 8).

Anche a me spesso viene voglia di andar via da questo Paese perché tutte le volte che lo faccio, porto fuori qualcosa di bello. E al ritorno restituisco il favore.

 

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Cosa fare se serve la certificazione di inglese?

Novembre 18, 2021 by barbara Lascia un commento

Ci possono essere molte situazioni in cui qualcuno ci richiede un documento che attesti il nostro livello di inglese, cioè una certificazione linguistica. Potremmo per esempio averne bisogno per accedere a un corso di laurea oppure per ottenere il visto per lavorare nel Regno Unito. Vediamo insieme tutto quello che bisogna sapere sulle certificazioni di lingua inglese dall’inizio alla fine.

1. Bisogna capire il livello richiesto

Come abbiamo spiegato qui, esistono diversi livelli di competenza linguistica. Essi non sono arbitrari, ma concordati tra tutti i Paesi dell’Unione Europea e riconosciuti tanto in Italia quanto all’estero. Stiamo parlando del CEFR (The Common European Framework of Reference for Languages), cioè il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue. Questo quadro prevede tre macro-livelli (A-B-C) suddivisi in due sotto-livelli ciascuno (A1-A2-B1-B2-C1-C2) per un totale di sei livelli – dal più basso al più alto – ciascuno dei quali si misura in base a diverse competenze (comprensione orale e scritta, produzione orale e scritta). Ciascun ente richiedente (università, governi, aziende…) esigerà un livello soglia per poter accettare la nostra certificazione. Per esempio, per richiedere il visto inglese basta il livello B1, ma per accedere a certe università è necessario il C1.

2. Si deve scegliere l’ente promotore

Non tutti gli istituti sono abilitati al rilascio di una certificazione linguistica. Per la lingua inglese ne esistono moltissimi, tra cui i più famosi sono:

  • Cambridge Assessment English (CAE)
  • ETS – Educational Testing Service (TOEFL);
  • International English Language Testing System (IELTS);
  • Trinity College London (TCL);

Attenzione: non tutti gli enti promotori sono riconosciuti in egual misura!

Questo significa che bisogna verificare bene tra quali enti possiamo scegliere di effettuare l’esame in base al nostro obiettivo, ovvero in base ai requisiti del richiedente. Per esempio, in questa pagina è possibile visualizzare gli enti riconosciuti dal Miur (stiamo quindi parlando di una certificazione linguistica in inglese da utilizzare in Italia).

Se invece la certificazione ci serve per l’estero, è bene chiedere consiglio allo stesso richiedente riguardo a quali siano gli enti promotori riconosciuti in quel Paese o dal richiedente stesso.

3. È necessaria una certa preparazione

Possiamo anche considerarci molto bravi in inglese (perlomeno a un certo livello), ma nessuno – nemmeno un madrelingua – potrà affrontare un esame di certificazione linguistica senza un’adeguata preparazione. Questo perché gli esami di questo tipo seguono degli standard a cui bisogna essere preparati. Capire la struttura dell’esame in tutte le sue parti e i tempi richiesti per completare ciascuna di esse è fondamentale. Ricordiamoci sempre che sapere le cose non significa automaticamente saperle esprimere nelle modalità richieste.

4. Ci si può affidare a un o una insegnante professionista (oppure a una scuola)

Diciamolo subito chiaramente: per preparare un esame di certificazione linguistica in inglese non è obbligatorio frequentare un corso in una scuola pubblica o privata, ma è decisamente consigliabile. Questo perché un/a insegnante (che, attenzione, non potrà essere un/a generico/a insegnante di inglese o una persona madrelingua inglese, ma una con una formazione specifica per preparare gli studenti ad affrontare gli esami di lingua) sa esattamente come ottimizzare il tempo a disposizione. E, lo sappiamo, in queste occasioni spesso il tempo stringe.

5. Bisogna prenotare l’esame, che si paga

  • Quando si può fare l’esame di lingua inglese?

Gli esami per le certificazioni di lingua inglese si svolgono in sessioni già “calendarizzate”. Di solito le possibilità sono molte, circa una al mese. Ad esempio, se nel momento in cui scrivo controllo le prossime date disponibili a svolgere l’esame IELTS a Bergamo, scopro che ce ne sono 8 nel periodo autunno-inverno e 7 in primavera-estate. Non trovi la data giusta per te? Puoi sempre provare in un’altra sede.

  • Dove si fa l’esame per la certificazione di lingua inglese?

Gli esami di certificazione linguistica si possono svolgere in diverse sedi di città italiane o estere abilitate al servizio. Per esempio, se devi fare lo IELTS e ti trovi in Italia, puoi verificare le diverse “locations” disponibili nella pagina “Book a test“. Tramite un menù a tendina potrai scegliere la “Country” e poi visualizzare le sedi (ce ne sono diverse da nord a sud).

  • Quanto costa un esame di lingua inglese?

Dipende dall’ente promotore, ma possiamo dire che il range di prezzo va da 200 a 250 euro. E sì, se non lo si passa bisognerà pagare nuovamente la stessa cifra (ed ecco qui un motivo in più per andarsi a rileggere il punto numero 4).

Ci possono essere molte situazioni in cui qualcuno ci richiede una certificazione linguistica. L’importante è sapere cosa possiamo scegliere… E scegliere bene.

 

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10 differenze inglese-italiano che ho imparato bene

Novembre 12, 2021 by barbara Lascia un commento

Non ricordo se e quando te l’ho detto. Forse in uno di questi articoli l’ho menzionato? Beh, lo dico ora: di lavoro faccio l’insegnante di italiano, a stranieri.

Molti di loro sono inglesi e americani, per cui mi capita spesso di ragionare sulle differenze tra le nostre lingue materne. Questo è inevitabile, dal momento che – quando si impara una lingua straniera – si tende a tradurre i concetti a partire dal modo in cui li elaboreremmo nella lingua che ci risulta più comoda.

Quante volte, per esempio, vorremmo augurare a qualcuno “Buon lavoro!” in inglese ma finiamo per fare scena muta o, peggio, a pronunciarci in un entusiasta “Good job!“? Forse lo stesso numero di volte in cui un inglese ci dice “Ti spero una buona giornata”.

10 differenze inglese-italiano che ho imparato grazie al mio lavoro

Ecco quindi le 10 frasi che ho imparato nel mio lavoro, facendo qualche strafalcione da una parte, ascoltando quelli dei miei studenti dall’altra (che per me sono sempre e comunque adorabili, sia chiaro).

1. Good job!

Ripetiamolo insieme: “Good job!” non significa “Buon lavoro!” ma “Ben fatto!”. Un altro modo per dirlo in inglese potrebbe essere “Well done!“. Sì, esatto: non è un augurio ma un complimento, un commento su qualcosa che è stato fatto.

2. Asking someone for something

Questo è in assoluto il mio esempio preferito, quello che dimostra che – per quanto ci sforziamo di ragionare in modo “speculare” quando confrontiamo tra loro due lingue come l’italiano e l’inglese – ci saranno sempre espressioni ribelli. Prendiamo il caso italiano “chiedere qualcosa a qualcuno”, laddove “qualcosa” è complemento oggetto e “a qualcuno” è complemento di termine, cioè ci vuole la preposizione “a”. Come funziona in inglese? Esattamente al contrario. Si chiede “qualcuno per qualcosa”.

3. Will you join us?

Hai mai notato che “to join” non ha una vera e propria traduzione letterale in italiano? Il verbo più vicino che sono riuscita a trovare è “raggiungere”, infatti si possono raggiungere degli amici dopo cena oppure si può raggiungere un obiettivo. In uno dei due casi, però, non ci vuole “to join” ma “to reach“. Quale?

4. Enjoy!

Un’altra parola che in italiano, semplicemente, non esiste. Ne esistono altre, più specifiche, come “Buon appetito!” o “Buona gita” o l’augurio che qualsiasi altra esperienza sia “buona”. In inglese, non si usa “good” ma si augura a tutti di “godersi” la vita o uno dei suoi innumerevoli aspetti. Enjoy this article, then!

5. On one hand, on the other hand

Per noi italiani le cose possono essere viste da un lato o dall’altro. Da un lato c’è questo e dall’altro c’è quello. In inglese, la questione è più… “alla mano”.

6. Every cloud has a silver lining

Dal momento in cui ho scoperto questa espressione inglese, ho iniziato ad adorarla. Perché è davvero molto inglese (non per niente si parla di nuvole). Hai presente quando c’è il sole dietro le nubi che filtra e crea quel profilo della nuvola che sembra argentato? Se sì, allora sei una persona che sa cogliere il lato positivo. E magari, qualche volta ti è capitato di dire la stessa cosa in italiano, cioè che “non tutto il male vien per nuocere”.

7. Wasting time

Perdere tempo è una cosa tutta italiana, perché gli inglesi e gli americani il tempo, semmai, lo sprecano. In effetti, forse siamo noi quelli distratti, perché lui sta sempre lì, sperando che impariamo a usarlo bene.

8. To miss an appointment

Noi italiani, gli appuntamenti li perdiamo oppure li saltiamo. Gli inglesi e gli americani, invece, li mancano. E prima di questo? L’appuntamento noi lo prendiamo, loro lo fanno (to make an appointment)! Una cosa in comune, tuttavia, ce l’abbiamo: l’appuntamento, in un qualche momento, ce l’avevamo (to have an appointment).

9. I raise my child and grow my pumpkin

“Crescere” e “far crescere” in italiano sono due concetti diversi. Si cresce bene, si cresce in città, si cresce in campagna, si cresce insieme. E poi si fanno crescere i figli in un ambiente protetto e si fanno crescere le verdure nell’orto. In inglese, si usano i verbi to raise per le persone e to grow per le cose, ma non si aggiunge mai il verbo to make prima.

10. Who are you working for?

Se questa frase ti sembra tratta da un film di James Bond, prova a concentrarti sull’ordine delle parole. Sì, in italiano diresti proprio così: “Per chi stai lavorando?”, con la preposizione all’inizio. In inglese, invece, domande di questo tipo hanno sempre la preposizione alla fine. Per esempio, come tradurresti in inglese questa domanda: “Con chi hai appuntamento stasera?”.

Spero che queste 10 differenze italiano-inglese ti abbiano fatto riflettere come hanno fatto riflettere me. Se vuoi segnalarmene altre, lasciami un commento. Altrimenti, ci sono un sacco di altri articoli da sbirciare. Li trovi tutti qui 😉

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